La via, la verità e la vita

Nell'anno 2018, sono occorsi due importanti anniversari per la vita della Chiesa, il cinquantesimo dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI del 25 luglio, 1968, e il venticinquesimo dell’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II del 6 agosto, 1993. In un tempo in cui tutti iniziano a rendersi conto della gravità del crollo delle nascite nel mondo occidentale, il testo di Paolo VI appare quanto mai profetico nel senso di aver valorizzato il significato della procreazione e dell’apertura alla vita come parte integrale della vocazione al matrimonio e all’amore coniugale. Amare Dio in Cristo al di sopra di tutto vuol dire aprirsi alla comunione perfetta di vita e d’amore che è la Ss. Trinità, che poi è la sorgente e la pienezza della vita, per cui si chiede cosa bisogna fare per avere la vita eterna (cf. Mt 19,16-17; Veritatis splendor, nn.1-27). Nell’alleanza del matrimonio i coniugi battezzati sono chiamati a rispecchiare l’Alleanza tra Cristo e la Chiesa (Gaudium et spes, n. 48) in un amore fedele, esclusivo, totale, fecondo e responsabile (Humanae vitae, nn. 9-10). La forte reazione negativa alla dottrina di Paolo VI, che ha ribadito la condanna della contraccezione, chiamò in causa le basi della morale cattolica (la legge morale, la coscienza, il peccato, gli stessi concetti di bene e di male morale). La Chiesa non è autrice della verità morale, ma ne è soltanto custode e interprete (Humanae vitae, n. 18); non lo è neanche la coscienza morale, che invece è il suo ‘testimone’ e la cui ‘autorità deriva dalla verità sul bene e sul male morale’ (Veritatis splendor, n. 60). Pur essendo a volte difficile, con la grazia di Dio è sempre possibile vivere secondo questa verità in risposta alla chiamata di Cristo all’amore perfetto della vita eterna, seguendo e sorretti da Colui che è la Via, la Verità e la Vita (Gv 14,6; Veritatis splendor, nn. 2, 88).